giovedì 23 aprile 2015

Buon Compleanno e un piatto di Spaghetti Aglio Olio Peperoncino Alici e Briciole

Sto provando a non essere malinconica, a non lasciare che si riapra in me quel vuoto enorme profondissimo e quella difficoltà umana di accettare la mancanza di qualcuno. Sono mamma adesso e ancora di più ho la percezione di cosa sia svegliarsi la mattina chiamando Babbo ed avere subito la risposta, rassicurante certa, familiare. Quando ho perso il mio babbo non avevo ancora capito che questa potesse essere una ipotesi realizzabile. A dire il vero nemmeno durante la malattia, nemmeno quando ci hanno detto senza mezzi termini che si era arrivati ad una fine. E per assurdo solo in quel momento ho capito il vero significato della parola fine. Quel momento unico, netto drastico dopo al quale quello che si è rotto non ha alcuna possibilità di ricomporsi. Naturalmente mi ero trovata alla fine di tante cose prima di allora, di un gelato meraviglioso che avrei voluto mangiare per sempre, di un ciclo a scuola in mezzo a persone che avrei voluto frequentare ancora, l'ultima pagina di un libro al quale mi ero appassionata e che mi aveva regalato una vita parallela coinvolgendomi e trasportandomi in una storia. Alla fine di una canzone stupenda ascoltata a occhi chiusi per sentirla più mia, al termine di una corsa folle per prendere l'ultimo treno della sera. Ma quella fine, quella per cui di punto in bianco il cuore ha solo graffi e fa sangue da tutte le parti, quella per cui non esiste più contatto fisico e la sicurezza che ne consegue dal toccare mani grandi e forti capaci di reggermi ovunque, quella per cui ho perso le parole quotidiane che mi consentivano di leggere il mondo e guardare avanti, quella fine lì mi ha devastato, mi ha resa  anaffettiva nell'immediato, mi ha asciugato e sfinito e mi ha reso triste piccola invisibile sola persa. Pare impossibile che si riesca ad accogliere poi tutto questo e a continuare a vivere, c'è quasi un senso di colpa nel continuare a fare scelte, nel trovare poi ancora qualche motivo per sorridere, a momenti ho pensato anche questo, guardando la mia vita andare avanti, scoprendo la voglia di avere una famiglia mia, realizzando la gioia di avere due bambini e di essere per loro quella figura insostituibile. Ci vuole tempo, o forse ci vuole solo tanta buona volontà per proseguire il lavoro fatto proprio da quel babbo meraviglioso che me ne ha dato la possibilità. Ci vuole attenzione per scoprire che esiste un punto di vista dal quale la tragedia resta certamente uguale, ma si può respirare ancora e vedere l'assenza come un punto da cui ripartire, da riempire, da vivere, da attraversare, da conoscere. Ho attraversato il mio dolore, quello della mia famiglia e ho colto l'opportunità che mi era stata data quando sono nata. Penso che in questo modo, quando sono con i minuscoli, quando sono con la mamma e mia sorella, con la mia metà, non ci sia altra energia più potente se non quella che abbiamo insieme, penso che non ci sia luce più intensa e chiara se non quella che riusciamo a rilasciare. Il babbo ci ha lasciato un filo che ci passa accanto e ci unisce, anche fossimo in due punti a caso nel mondo e questa sensazione di non essere mai sola è la certezza più grande che il mio cuore potesse sperare di avere. Posso ancora guardare il mondo con i suoi occhi ed è una bellissimo regalo che mi ha fatto quando ha accettato di partire per il suo viaggio. Buon Compleanno Babbinomio, solo una montagna di spaghetti per te, proprio come avresti desiderato in uno qualsiasi dei nostri pranzi insieme!

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